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Valentina Gobbi ITCAAD

13. Il Mondo dei layer

Il mondo dei layer è fortemente legato ad una logica vettoriale (dichiarare che tipo di entità voglio trasferire: una linea, un punto ecc.). L’idea dei layer è quella di trasferire delle informazioni non tutte insieme, ma organizzate per strati dandogli un significato semantico (portatore di significati) secondo una logica. In sostanza il layer ha un aspetto organizzativo e semantico.

Il layer ha diversi caratteri:

- interpretativo e critico: il layer non è semplicemente una descrizione di livelli/piani, ma contiene in sé un aspetto interpretativo e critico, possiamo cominciare a guardare il mondo attraverso i layer;

- rappresentativo: noi rappresentiamo attraverso i layer anche nella realtà comune come per esempio in una ristrutturazione ho diversi layer (come era e come è, parti portanti e portate, pianta degli spazi e pianta degli impianti ecc.);

- generativo: Pensare attraverso layer non è solo una questione pratica, ma si pensa all’architettura attraverso l’aspetto concettuale del layer. L’architettura prende vantaggio di natura espressiva dal layer, un mondo in cui l’informatica assume un ruolo importante, il layer può essere inteso come paesaggio, con elementi che sembrano poggiati (edifici poggiati sul suolo).

Roma rappresenta un campione di layer (ci sono una moltitudine di strati) a partire dal fatto che Roma è la città della storia con tracce vive di civilizzazioni di 3000 anni e queste tracce sono compresenti. Un esempio è la chiesa di S. Clemente a Roma con un layer fisico geologico legato al Tevere, un layer dei mitrei presenti nell’area, un layer della basilica paleocristiana e un layer della basilica contemporanea poi in parte trasformata ecc.

Il mondo dell’antichità e quello rinascimentale erano un mondo di coerenze successive: in una pianta di Palladio se per esempio vedo solo il sistema delle finestre posso intuire quella dei muri (tutto era coerente l’uno con l’altro), il mondo contemporaneo a iniziare da quello della rivoluzione industriale è un mondo in cui i layer non sono più coerenti e soprapposti, ma sono disgiunti per ottimizzazioni funzionali di ciascun elemento e per ulteriori altre questioni (il pilotis è un layer disgiunto dall’involucro).

Nel 1983 Tschumi realizza il progetto di La Villette in cui vi è la disgiunzione dei layer che arriva nell’ideazione dell’architettura, non solo come ottimizzazione funzionale, ma di vero e proprio pensiero generativo/formativo dell’architettura. Utilizza una tecnica di giustapposizioni orizzontali di layer (verde, passerelle, edificio). Rem Koolhass invece realizzano sovrapposizioni di layer sul piano verticale dell’immagine. Zaha Hadid realizza layer intrecciati/combinati tra loro dando origine ad unica maglia.

Libeskind ha contribuito all’invenzione dello strumento dandogli un’espressione grafica forte, era un grande sperimentatore grafico ed ideativo anche se negli anni ‘80/’90 perde questo suo aspetto. Nel ’88 vi fu la mostra del decostruttivismo architettonico.


Nella nostra coscienza e in quest’epoca informatica esiste anche tutto un mondo di layer invisibili (un cambiamento del concetto di spazio).

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