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Valentina Gobbi ITCAAD

14. Peter Vector

Spazio notazionale: I layer nell’architettura sono frutto di ricerche in parte land e in gran parte concettuali. Lo spazio notazionale riguarda la concezione di uno spazio astratto, un’operazione presente anche nel lavoro “Lightning field” di Walter De Maria in cui sovrappone al deserto (luogo non significativo) una centuriazione (pali parafulmine) con i quali crea una serie di layer concettuali, un campo astratto, tendenzialmente invisibile.

Nel periodo tra le due guerre vi furono 3 figure molto importanti nell’architettura:

1) Giuseppe Pagano: La sua posizione è da sempre stata intermedia tra le due istanze del rinnovamento (razionalismo e funzionalismo) ed è per questo che è una figura importante. Fu il direttore di Casabella, lavorò principalmente nell’ambito dell’architettura rurale e aderì al fascismo fin da giovane trovando in esso una visione propria, differente, utilizzando come punto forte nella progettazione e come espressione della sua personalità questo suo passato da combattente. In guerra passò alla resistenza e fu poi catturato e ucciso. Eisenman mette a confronto la rotonda di Palladio con la Villa Gauche di Le Courbusier per decantare alcune caratteristiche del linguaggio formale che è una delle idee base su cui si forma.

2) Giuseppe Terragni: rappresenta un tramite con Eisenman poiché quest’ultimo nella sua attività di docente, studioso e architetto riprende, in parte, la figura di Terragni. Per la tesi di dottorato “The formal analisys of modern architecture” (in cui uno dei relatori era Colin Rowe sostenitore dell’autonomia sintattica dell’architettura e guidato dall’idea di disincagliare l’architettura dai valori costruttivi, urbani e funzionali per darla solo un valore sintattico) svolge una serie di ricerche per individuare opere di architettura dalle quali estrapolare qualcosa di formale. In particolar modo si focalizza e mette a confronto due opere di Terragni, diverse dal punto di vista sintattico:

  • Casa del Fascio: spoglia Terragni dalla sua appartenenza al fascismo per focalizzarsi sul suo aspetto formalistico. La casa del fascio è un’opera che si basa sul semicubo, una forma primaria ancestrale, attraverso cui Terragni vuole far passare una certa aulicità del programma attraverso un’operazione minimalista. Il semicubo è messo in movimento dinamico. Eisenman è Interessato a tutte le operazioni sintattiche di scavo dentro al volume a varie profondità, dall’esterno verso l’interno, quindi da fuori a dentro, con una serie di operazioni sintattiche.

  • Casa Giuliani Frigerio: a differenza della Casa del Fascio il movimento in questo caso è opposto, da dentro a fuori, con un’operazione neoplastica dove i pezzi cominciano a staccarsi.

3) Persico.

Peter Eisenman (Peter Vector)

Negli anni ’60 Eisenman è un docente di architettura e negli ambiti del campus riesce a trovare una serie di clienti per la realizzazione di case per i colleghi. Tra gli anni ’60 e ’70 realizza 7/8 di case che lui numera progressivamente per sottolineare con forza il loro aspetto sintattico (House1,2,3,4 ecc.). Nello stesso periodo un critico decide di organizzare una mostra al MOMA in cui Eisman, Graves, Eyduc e altri due personaggi decidono di partecipare come se fossero un gruppo, anche se in realtà non lo sono. In realtà queste personalità presentano aspetti comuni nei loro progetti medio-piccoli, nell’età e nell’utilizzo del linguaggio di origine neoplastica.

House 2: Eisenman risolve una contraddizione nell'opera di Terragni (la questione dello scavo verso l’interno) attraverso la tecnica dell'implosione ovvero definendo un perimetro e muovendo le parti all'interno di esso, un’implosione verso l'interno. House2 è un progetto di ricerca espressiva in cui le entità sono poggiate e sembrano potersi muove, traslare, sovrapporsi (architettura vettoriale). E’ dunque un’opera con una forte motivazione teorica.

House 3: In questo caso si tratta di un vero e proprio gioco formale in cui l'aspetto di esercitazione sintattica è portato all’estremo. Divisione del cubo in più parti, aggiunta di setti che si modificano e ruotano ecc. Ci si domanda rispetto a quale forza esterna questo avviene, ma non c’è nessuna forza esterna, il tutto viene fatto puramente a scopo esercitativo. Forte gratuità dell’operazione.

House 6: In questo caso non lavora solo per piani, ma anche per volumi (scalettati, sovrapposti, svuotati) e si riprendono i concetti del sotterraneo, dello scavo e dell’implosione.

House 10: In tutte queste case vi è una grande assenza, il luogo in cui si trovano è come un grande vassoio, un luogo non significativo che non alcuna importanza. Un aspetto che invece cambia con l’House 10. In questo caso entra in gioco un elemento decisivo. Localizzata in uno spazio scosceso a cui la casa partecipa. La casa è attraversa da un percorso che si ricollega al contesto creando un sistema quadripartito (casa divisa in 4 parti/quadranti in una sorta di croce) ogni quadrante assume la sua dose di libertà, nel senso che può essere più alto o più basso o slittare in maniera diversa ecc. con una logica dinamica che porta ad una scomposizione delle parti di origine neoplastica. Una scomposizione che ha origini storiche nel senso che già era stata usata da Terragni e da altri. La casa non venne mai realizzata e questo è assurdo perché il suo progetto migliore. Dal momento che non può realizzarla ci comincia a giocare attraverso trasformazioni sintattiche quali scavi, volumi sotterranei e sopraelevati.

Alla fine degli anni ’70 arriva il postmodernismo che genera una crisi in Eisenman perché lui comunicava con un linguaggio astratto di provenienza modernista mentre il postmodernismo è un movimento che si basa sulle memorie del passato, un mondo completamente estraneo a quello di Eisenman. Il postmoderno è il mondo vincente e mette al margine gli architetti con altre impostazioni poiché si comincia da adesso a parlare di grattacieli, di grandi edifici, Michael Graves era diventato la figura di spicco. Eisenman vive questa fase di trapasso formulando una serie di ipotesi continuando a lavorare sull’istituto urban side di NY che è a metà un centro di ricerca, una scuola a metà un luogo in cui si creano riviste.

House11A: Un progetto di passaggio è quello per l’area di Venezia-Cannaregio, in cui Eismann gioca con l'inserimento di un campo rotazionale astratto dove inserisce a scale differenti le police. Questo spazio rotazionale può essere inteso come layer invisibile, astratto, che si sovrappone alla realtà ed orchestra atri layer. Qui si conclude il discorso delle case anche se allo stesso tempo anticipa la fase successiva (fase del palinsesto in cui acquisisce la presenza del suolo).

Eisenman, con una tecnica di psicanalisi, ribalta la criticità e l’assorbe nel suo territorio: uno dei cavalli di battaglia del postmoderno è proprio la relazione con il tessuto e con l’ambiente (creare giaciture con l'esistente, riproporre tipi edilizi tradizionali in particolare le morfologie a corte, riprendere elementi stilistici dall'architettura del passato reinseriti nell’architettura nuova con l'operazione mimetica), Eisenman vuole ribaltare questo concetto affermando che il contesto non è questa sommatoria di banalità, ma si stratta di un contesto come palinsesto (palinsesto: pergamene antiche su cui si scrive un documento che vive per trent'anni, ma poi con il tempo si cancella e si riscrive), quindi è un contesto problematizzato. Il palinsesto funziona per layer successivi in cui la traccia non è mai completamente cancellata, ma in qualche maniera rimane presente. Tutto si base dunque sullo studio delle mappe storiche e della loro sovrapposizione per formare giaciture e allineamenti (le tessiture) che riorganizzano il progetto, ma in modo più complesso.

L’edificio di abitazione per l’IBA di Berlino: Un progetto in cui questa tecnica assume piena rilevanza è l’IBA. Attraverso la tecnica del palinsesto fa emergere diversi layer disgiunti che riammagliano l’esistente e danno l’orditura del nuovo. Un progetto importante anche perché è a partire da questo progetto che Eisenman apre uno studio professionale.

L’‘’Eisenman architect” funziona in un modo del tutto particolare con modalità uniche: lo studio è in un grande loft, uno spazio industriale senza divisioni, Eisenman ha una posizione centrale, ma senza diversità gerarchia con gli altri, le persone che lavorano lì hanno quasi tutte fatto tirocinio gratuito lavorando anche per 10 ore al giorno per imparare il mestiere, uno studio più simile ad un corso universitario che ad uno studio professionale. Eisenman infatti periodicamente fa dei seminari in cui affronta elementi teorici per poi passare al progetto.

Parco de la Villette a Parigi: Un concorso che Eisenman non vince, vince Tschumi. Nel progetto di Eisenman le griglie sono originate da mappe storiche e da una serie di sovrapposizioni.


Nel 1988 a NY si tiene la mostra del decostruttivismo in cui Philip Johnson (nel 1930 aveva fatto la mostra dell’International Style) decide che il tempo postmodernismo era finito basandosi sul ragionamento che l’architettura, in questo paese del capitalismo avanzato, ogni tanto deve aggiornarsi/rinnovarsi e quindi nasce questo mostra del decostruttivismo in cui assumono grande evidenza architetti che prima non avevano realizzato poco o nulla come Zaha Hadid, Libeskind e Koolhass. Eisenman affianca Johnson nel gestire la mostra e nel seguire gli architetti più giovani. Questa mostra lancia i nuovi architetti con Eismann in prima fila.

Biocentro. Università Goethe: Edificio che si basa sulla tecnica dell’in between come motivo ispiratore e organizzatore. Impianti distributivi ed organizzativi semplici, un edificio a spina in cui i corpi dei laboratori sono organizzati ai lati di un percorso centrale, classico edificio per laboratori che però lui varia perché questa spina ha degli aspetti di rottura rispetto ai vari corpi (non è lineare) ed è anche occasione per innestare spazi più specialistici.

Wexner Center for the Visual and Fine Arts, The Ohio State University,: La parola chiave è IN BETWEEN. In questo progetto afferma la tecnica del “stare tra le cose” del “tra”, una tecnica simbolicamente forte quando si deve operare in un contesto già costruito. Un centro per le arti e per altre attività. Invece di creare un nuovo edificio in un lotto libero inserisce la struttura tra gli edifici preesistenti, trasformando il retro degli edifici in spazi di valore. Un po' mangiando, un po' andando nel sotterraneo e un po’ scotolando altre parti riesce a sistemare le parti richieste dal programma creando una promenade, una rampa. Crea in parte anche frammenti che riecheggiano un atteggiamento postmodernista.

Casa Guardiola, Santa Maria del Mar: Sperimentazione gravida di conseguenze come se fosse stata realizzata in laboratorio per settare l’idea e poi si tramuta in altro, è un’evoluzione di esercizi sintattici. Assume un approccio vettoriale di vibrazione di piani che crea spazi virtuali, che possono materializzarsi o meno, dati da questo oscillamento (non è un movimento meccanico, ma un movimento generativo!). In seguito si prendono le due L e si traslano avanti e in indietro sia in pianta sia in alzato. I movimenti oscillatori sono campi virtuali (come le nostre tessiture) che possono diventare qualcosa (edifici, percorsi, verde ecc.) oppure rimangono virtuali e ne rimane la memoria, l’operazione sintattica che l’ha generata incapsulata dentro l’opera, come se fossero campi magnetici anche se non si materializzano.

Facoltà di architettura, Università di Cincinnati: In quest’opera diventa tutto più complesso perché c’è una preesistenza (scuola di impianto funzionalista a zig zag). L’idea è quella di creare un andamento curvilineo, nella parte opposta rispetto alla persistenza, con un mix di tecniche da una parte abbiamo la tecnica concreta di accostamento, di “In between” attaccandola al preesistente attraverso uno spazio a galleria, dall’altra parte utilizza la tecnica virtuale dello “swinging” cioè della vibrazione, dell’ondulazione/oscillazione nel senso che in alcune parti viene sopraelevata, in alcune parti viene tagliata, scavata, e in altre parti viene aggiunta, riorganizzata. Anche la struttura delle aule è una pianta che si muove, che dondola ai vari piani. Contemporaneamente questi movimenti e questi dondolii si proiettano all’esterno e parte organizzano gli spazi terrazzati all’esterno. Il centro spaziale di questa collisione è la galleria centrale dove il movimento dell’una e dell’altra si incontrano. L’edificio preesistente viene così assorbito.

Greater Convention Center, Columbus: Eismann comincia a fare suo anche l’idea della Landform Architecture, cioè un’architettura che assorbe dentro di se, che emula, le regole formative del suolo. Non si tratta più di un’architettura che si siede come una bottiglia sul vassoio, né di un’architettura vibrata e in between, ma un’architettura che assorbe in se le regole formative del paesaggio naturale creando degli ibridi. Declina l'intuizione di Hadid ovvero l'idea di assorbire delle forme e delle maniere di formarsi degli ambienti naturali. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 nascono i pionieri di questo ragionamento, di cui Hadid, Eismann ed altri che lavorano sulla stessa sintonia captandola o reinventandola come i Morphosis e Miralles.

Uffici Koizumi Sangyo, Tokyo: Eisenman prosegue le sue sperimentazione. Realizza una palazzina abbastanza tradizionale, ma con un’intrusione concettuale, nel senso che gioca con un effetto frattale delle rotazioni.

Uffici Nunotani, Tokyo: I piani slittano l’uno sull’altro anche se in realtà è più un apparire che un essere che danno l’idea di decostruttivismo (i solai non slittano veramente). Crea una tensione dialettica tra le parti (finestre e piani).

Rebstock Park, Quartiere Residenziale: Utilizza alcune tecniche di griglia, di palinsesto, all’interno di un complesso residenziale, di un vero e proprio quartiere. Gioca con queste tecniche di palinsesto facendo muovere alcune parti degli edifici rispetto ad altre griglie, come se inserisse una sorta di vento che fa muovere alcune parti, con l’odore di una qualche struttura dietro. Le modulazioni dello spazio sono significative da un punto di vista formale, ma anche da un punto di vista di come si sviluppa la quotidianità della vita per non vivere in una sorta di caserma creando perturbazioni dello spazio. C’è una regola sotto anche se non si capta legata alle vibrazioni e alle tessiture.

Chiesa per l'anno Duemila, Roma: L’idea è quella di fare una Landform, un’architettura che diventa paesaggio (invenzione di Hadid che Eismann fa propria e la trasforma). Prevalere della linea spezzata sulla linea curva, ottimale è avere un sistema fluido, ma anche più spigoloso in maniera che i due si esaltino di più. E’ proprio la linea che ha una sua forza. Presenta una parte coperta e una scoperta che non ha la struttura classica della corte dietro, ma invece diventa una sorta di Canyon, di spazio processionale. In questo secondo spazio ipotizza di avere schermi per assistere alla messa anche da lontano e pensa alla chiesa in maniera diversa dal momento che è uno spazio processionale. Ci sono poi una serie di opere prototipiche di questo approccio come nella Biblioteca di Ginevra: tessitura vibrata, facendo quasi crollare delle parti. L’edificato è come se fosse il frutto di queste vibrazioni invisibili.

Parco della cultura, Santiago de Compostela: I spagnoli peccano di gigantismo e questo è un problema storico. Un progetto troppo grande sproporzionato per la cittadina ed anche abbastanza costoso. Il progetto segue sempre la logica della Landform anche se si alza di moltissimi metri, diventando fuori scala. Si presenta inevitabilmente il problema che essendo troppo grande e costosa ne vengono realizzati soltanto alcuni pezzi e questo rovina l’idea dell’architettura suolo.

Il giardino dei Passi Perduti, Verona: Utilizza tecniche di conformazione del suolo e dell’architettura. Questo è il progetto di Castelvecchio in cui il gioco è di far apparire una trama, una tessitura, che collega il giardino all’interno con le opere di Scarpa. La tecnica fondamentale è quella notazionale del layer rosso che emerge per discontinuità un poco anche all’interno tessendo insieme le due cose.

In sostanza Gropius è pieno di discorsi, Mies è pieno di tecnologie e Eisenman è astratto e sintattico, sperimenta di meno, ma si basa su più aspetti teorici, è un architetto più normativo. Eisenman, Hadid e Ghery anticipano un pensiero che diventerà operativo quando esisteranno gli strumenti. L'architettura con loro diventa un testo ed è sostanzialmente un ragionamento sulle stesse regole sintattiche. L'architettura come testo è lo slogan in questo momento, in cui comincia a nascere una forte divaricazione. L'architettura si muove sulla propria sintassi e si muove verso il coinvolgimento e libertà.

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