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Valentina Gobbi ITCAAD

25. Bio - Architettura

Come integrare le suggestioni dell’interattività bio nel progetto architettonico? L’hyper natura si basa su 4 principi: La ridefinizione della relazione tra uomo e ambiente circostante; l’attivazione di processi metabolici e sinergici tra attori umani e non umani; sfruttamento dell’intersezione tra materiale biologico e l’implementazione tecnologica; stimolazione e non compromissione degli equilibri ecologici. L’architettura è lo strumento che ridefinisce il rapporto uomo-natura. Approcciarsi all’architettura in termini di Hyper Natura ci aiuta a percepire le nostre costruzioni nella loro interazione con la biosfera. Questo può aprire a significative sperimentazioni che ci aiutino a comprendere e rendere effettiva la nostra relazione eco-simbiotica con il mondo attraverso la biotecnologia la bio informazione, la coscienza biologica e l’architettura vista come organismo strutturalmente accoppiato con il proprio ambiente.

-Flora robotica: nasce con l’obiettivo di instaurare relazioni simbiotiche tra il robot e le piante, per ipotizzare una società in cui questo rapporto porti a delle architetture viventi. La crescita delle piante può essere influenzate dai robot all’interno dei quali vi sono led luminosi a due diversi colori: le piante sono attratte dalla luce blu e respingono la luce rossa. In questo modo si può controllare la direzione delle piante a livello progettuale. Non si tratta pero esclusivamente di una questione direzionale, ma di un vero rapporto simbiotico poiché all’interno del robot ci sono anche sensori di prossimità e sensori che riescono a catturare i dati fisiologici della pianta e quindi a capire quale sia lo stato di salute delle piante. Infine i robot comunicano tra di loro creando un network complesso.

-physarum polycephalum (slime mould): lo sfruttamento dell’intelligenza biologica può essere sfruttata per scopi progettuali urbani. La muffa policefala ha una grande capacità di intelligenza spaziale e di memorizzazione, in grado di seguire percorsi ottimizzati con lo scopo di raggiungere la sua fonte di cibo. Utilizzata per coprire la metro di Tokyo.

3. BIO-CITY

Il bio-network che viene assunto come rete di partenza sulla quale intessere relazioni con l’intero sistema costruito, dove l’architettura ne diventa parte integrante. L’obiettivo è:

- incorporare le principali innovazioni nel campo della biologia e della biotecnologia all’interno dell’ambiente costruito

- integrare all’interno delle facciate degli edifici biomateriali o organismi come le microalghe, le protocellule, il micelio dei funghi…

-Urban Algae Folly: un’installazione che si interfaccia con l’acqua. Le alghe, come gli altri elementi naturali, sono in grado di svolgere processi di fotosintesi con la particolarità di poterlo fare anche in un’ambiente molto buio, appunto il fondale. Portando le alghe in emersione e quindi alla presenza di molta luce solare essa è 10 volte più efficiente rispetto agli alberi di grande taglia. Tra l’altro l’alga cresce e produce biomassa utilizzabile e commerciabile anche per altri usi, tra qui quello alimentare, per la cosmetica o per il carburante etc. chiudendo il ciclo a 360°. I sensori vengono introdotti affinché il sistema agisca in maniera autonoma, inoltre è anche un sistema interattivo: ad una maggiore prossimità degli utenti vi è una maggiore somministrazione di sostanze nutritive; e un sistema adattivo: rispetto alle condizioni ambientali la cultura può crescere o diminuire e i pannelli si muovono per coprire o scoprire la cultura in base alle necessità.

-Rachel Armstrong, Living Bricks: sono mattoni viventi composti da celle microbiche (microbi), dal fotobioreattore (alghe) e da protocellule (ingegnerizzate). Si tratta di un sistema di dettaglio da integrare sulla facciata architettonica e funziona come sistema di biomediazione per le acque reflue che vengono purificate dall’azione microbiotica dei batteri e allo stesso tempo contribuisce ad alimentare il circuito delle microalghe che si alimentano, crescono e producono biomassa utilizzata come compost o a livello industriale.

- Studio UnSeen, Seem[n]est e BiotALab, ViscousBiomaterials: questo sustema può essere integrato anche con la stampante 3D. Nel primo caso la ricerca si basa sull’impego della stampa 3D con materiali ecologici per produrre artefatti multifunzionali a base di ceramica, utilizzato come meccanismo per filtrare o accumulare acqua o per raccogliere lo strato biologico nella pelle architettonica. Nel secondo caso il materiale utilizzato è l’idrogel gestito dalla stampante ad estrusione al quale viene associata la patina delle micro-alghe utilizzato per gestire il pattern delle diverse fibre sovrapposte per gestire la permeabilità.

• Ibridazione strutturale e cooperazione tra materia organica e non-organica

• Esplorazione delle possibilità date dalla combinazione delle nuove tecnologie come la stampa 3D e materiali naturali ed ecologici, per la progettazione di strutture complesse multistrato

• Stimolazione di processi metabolici combinati a supporto della biodiversità

5 chiavi operative:

1. comprendere il contesto biologico sul quale si interviene e le esigenze ecologiche integrate al programma di mixitè funzionale architettonico.

2. costruzione di interfacce di codificazione e amplificazione della bio-informazione per instaurare meccanismi di comunicazione tra sistemi biologici ed antropici.

3. interventi che facilitano, supportano e dialogano con le condizioni iniziali e di salute della biodiversità.

4.costruire relazioni interne per rimediare alle condizioni preesistenti

5. sostituire o manipolare, in condizioni compromesse, la materia organica attraverso la biologia sisntetica per ottenere condizoni non esistenti in natura.

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