Oggi ci si chiede se l’architettura sia la stessa di quella ai tempi di Vitruvio e se quindi le categorie firmitas, utilitas e venustas rappresentano una struttura concettuale sempre valida con il passare del tempo, della forma e delle condizioni: l’architettura oggi è completamente diversa, nel corso dei secoli ha ampliato i sui confini, è cambiata pur conservando alcune caratteristiche. Nel tempo si sono aggiunte altre categorie. Si tratta di un costante ridefinire i confini dell’architettura che affronta le crisi e il cambiamento della società riassorbendo le sfide che i nuovi strumenti pongono. Firmitas, utilitas e venustas erano destinate ai monumenti, agli acquedotti ecc. dove non era presenta il concetto di contesto e di relazioni urbane che invece oggi sono costanti. Anche l’emergenza idrica, il tema dei rifiuti e il verde sono concetti che fanno parte dell’architettura di oggi prima come crisi e poi come opportunità. C’è anche un nuovo grande campo nell’architettura che riguarda le nuove tecnologie per materiali, di nanotecnologie e di ragionamenti intermedi (elementi della sfera vivente si trasformano in elementi dell’architettura attraverso ad esempio l’energia, edifici green) ecc. La ridefinizione e l’ampliamento dei campi della disciplina si lega anche agli strumenti sempre più avanzati (dal tecnigrafo, dal compasso in poi) che accompagnano il progetto. L’architettura di un tempo non era attrezzata per poter affrontare le crisi della città, dell’urbanistica e delle abitazioni perché era estranea a questi concetti in quanto venivano realizzati esclusivamente palazzi e chiese. In una prima fase del movimento moderno l’architettura ha ridefinito i suoi abiti ponendosi il problema delle abitazioni e cioè di fare case economiche e popolari attraverso impostazioni nuove come l’illuminazione degli spazi e la minimizzazione dei percorsi abbracciando un campo più grande cambiando al suo interno creando tutta una serie di strumenti nuovi per affrontare queste questioni.
Vi sono 3 costrutti fondamentali:
1.PAESAGGIO
<<Il paesaggio è una rappresentazione estetica condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo>>.
1) Rappresentazione estetica
Il paesaggio non è un fatto fisico, non è natura, non è nelle cose, ma è una rappresentazione estetica che noi facciamo di una parte del mondo. E’ estetica perché non si può pensare al paesaggio senza pensare alla pittura attraverso cui il concetto di paesaggio è nato e si afferma. Arriva come un costrutto estetico mentale negli affreschi di Lorenzetti presenti nel municipio di Siena che danno idea di un intreccio tra fatti naturali (paesaggio toscano) e fatti antropici (strade, filari, poderi). Prima c’era solo la natura ma non il costrutto mentale di paesaggio dell’interpretazione che noi diamo di questa cosa attraverso la rappresentazione. Altre quello dei Lorenzetti ovviamente ci sono anche altri paesaggi perché essendo un costrutto e duna visione estetica del reale si può modificare la stessa nozione di paesaggio, infatti esiste anche ad esempio il paesaggio industriale che si basa su altre caratteristiche.
2) Estetica condivisa culturalmente e collettivamente
Si scopre una potenzialità di paesaggio ad esempio nel caso di Ghery si scopre il paesaggio delle periferie e fa di quello una forte motivazione di ispirazione del suo lavoro. Questo discorso diventa così forte che diventa anche un valore condiviso. Anche Zaha Adid ha fatto questo ragionamento legato alle infrastrutture creando un’idea di paesaggio dinamico in cui la relazione tra suolo e architettura è sfumata e costituisce un valore. Vi è una condivisione del valore estetico.
3) In costante evoluzione
Essendo una visione estetica di una parte del mondo, esistono differenti visioni di paesaggio, ad esempio il paesaggio toscano o il paesaggio industriale moderno. Gli inglesi lo chiamano SCAPE che significa rappresentazione ed ogni tipologia di paesaggio è seguito dalla parola scape: water scape, landscape, industrial scape ecc. Il paesaggio non è realtà, ma è un modo che noi abbiamo di interpretare la realtà ed è condiviso.
2.PAESAGGIO MENTALE
Il paesaggio mentale indica uno stato di ricerca e di formazione delle idee tipica degli architetti e degli artisti più impegnati, <<è il tentativo di creare uno spazio operativo formato nel quale lavorare con una serie di strumenti di cui si indagano le potenzialità>>. Il paesaggio mentale è quello dentro il quale artisti ed architetti lavorano, è il campo delle idee. Si tratta dello stadio che potrebbe diventare nuovo paesaggio. Un paesaggio astratto, informatico.
Il paesaggio mentale informatico vede 3 elementi:
1) Informazione come materia prima
2) Interattività interconnessione dinamica tra le informazioni
3) Natura “riconquistata”
Un esempio di paesaggio mentale è quello dell’edificio immaginario Blur (che significa sfocato) di Diller e Scofidio in cui l’edificio è in continuo mutamento e sommerso da acqua nebulizzata che a tratta permette di intravederlo e a tratti lo nasconde, un mondo che cambia in base alle condizioni climatiche e al tempo. Un idea di paesaggio mobile, mutabile differente dai paesaggi del passato.
3.STRUMENTO
Importante a questo punto è il ruolo dello strumento, non si può ad esempio pensare al paesaggio di Lorenzetti senza pensare all’affresco. Lo strumento (affresco, fotografia, cinema) è anche un modo di creare un’idea di paesaggio. Il paesaggio dell’umanesimo era statico, monocolore e prospettico mentre il mondo contemporaneo (fotografia, cinema) presenta molteplici punti di vista, visto dall’alto, per salti (montaggio cinematografico). C’è una relazione tra paesaggio e strumento che entra nell’information technology e nel computer come elemento cardine. Lo strumento è quello attraverso il quale diventa reale una determinata concezione e modo di concretizzare architettura la variare dei momenti. Il libro “Datemi una corda e…costruirò” è quello che più riflette questo tema: parte tutto dalla corda che è uno strumento di calcolo e attraverso il quale le geometrie si relazionavano tra loro (attraverso la corda iscritta in un cerchio si possono costruire tutte le forme geometriche), non solo sulla carta ma anche su terreno con i picchetti.
C’è un rapporto tra strumento e capacità dell’architettura, vista come un diventare cosa concreta di una concezione interna allo strumento. ARCHITETTURA COME REITIFICAZIONE DI UN DATO STRUMENTO A QUEL LIVELLO DI CONOSCENZA:
- Piramide realizzata attraverso le concezioni trigonometriche (come se quel livello di conoscenza diventasse concreto attraverso l’architettura);
- il pantheon governato dal calcolo geometrico;
- Città romana basata sulle perpendicolari;
- Nell’alto medioevo si perdono le capacità di calcolo e quindi lo strumento, c’è una regressione;
- Umanesimo guidato dalla prospettiva (non solo in pittura e scultura, ma anche in architettura che viene modificata sostanzialmente);
- Barocco guidata da strumenti nuovi del cantiere e della progettazione, della curva e del compasso (Borromini), degli strumenti ottici e della camera ottica (Caravaggio)
- Mondo moderno guidato d strumenti di rappresentazione meccanici (parallele e perpendicolari), siamo nel mondo dell’industria funzionalista
Il tema della differenza tra strumento e utensile è stata ampiamente discussa anche dal filosofo francese KOYKE’:
UTENSILE= estensione delle nostre capacità fisiche
STRUMENTO= incorpora lo spirito (es. strumento musicale)
Alla base di molti processi di cambiamento della società e della tecnologia avvenuta negli Stati Unit tra gli anni ’60 e gli anni ’70 c’è l’idea che il possesso dello strumento è un elemento di affermazione dell’individuo e della libertà. Per questo nella mentalità americana l’arma come strumento è fondamentale come strumento di libertà che ti dà la possibilità di difenderti dal mondo. Negli anni ’60, memento di forte di libertà e di cambiamento delle grandi masse, Steve Brand crea il Whole earth catalog che è lo strumento dello strumento perché è una raccolta di cataloghi organizzata per categorie, è il manuale dell’uomo libero. L’idea del personal computer è la stessa, ho un valore insito nello strumento che serve a costruire società diverse, come i nuovi strumenti creano architetture diverse.
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